Le persone che soffrono di sindrome metabolica spesso non lamentano sintomi specifici e affermano, perlopiù, di “sentirsi bene”, in realtà presentano una grossa circonferenza addominale (dovuta al grasso addominale in eccesso), ipertensione arteriosa, insulino-resistenza e dislipidemia (elevati livelli di trigliceridi nel sangue e bassi livelli di colesterolo HDL). L’assenza di sintomi peculiari di questa sindrome spesso induce il soggetto a trascurare il proprio stato di salute e correre il rischio di gravi complicanze quali: malattie cardiovascolari (aterosclerosi, infarto, ictus) e diabete di tipo 2.

In questo aggiornamento riporto il riassunto del mio lavoro effettuato durante gli anni del master in PNEI presso l’Università di Verona dal 2016 al 2017, sperimentando un nuovo approccio diagnostico-terapeutico che coinvolge in modo attivo il soggetto.

 

Riassunto della tesi: LA SINDROME METABOLICA SECONDO IL PARADIGMA PNEI

 

E’ noto da vari anni, alla classe medica, che gli stili di vita salutari rappresentano la vera modalità di prevenzione primaria nei confronti delle malattie croniche. Questo vale anche per la Sindrome Metabolica (SM) che, pur essendo ancora di difficile inquadramento diagnostico e terapeutico, può essere controllata nella sua evoluzione, agendo sullo stile alimentare e sull’attività fisica. In questo lavoro sperimentale sono stati approfonditi alcuni elementi che, negli ultimi anni, hanno interessato gli studiosi, nell’ottica della Psico-Neuro-Endocrino- Immunologia (PNEI) e in particolare il ruolo dello stress, degli interferenti endocrini e della disbiosi intestinale nella fisiopatologia della SM. Questi fattori sono ritenuti in grado di innescare un processo di infiammazione cronica sistemica di basso grado. Nel presente lavoro sono stati valutati, presso il personale studio medico, venti pazienti con SM (17 F; 3 M) di età compresa tra 42 e 74 anni, arruolati secondo i criteri di inclusione dettati dall’International Diabetes Federation (IDF) che attribuisce un valore assoluto al criterio della circonferenza addominale (> 80 cm per il sesso F, > 94 cm per il sesso M). Per la diagnosi di SM occorrono almeno altri due criteri tra PAO > 135/85, glucosio >100 mg/dl, HDL-C < 50 mg/dl, Trigliceridi > 150 mg/dl. Sulla base del punteggio di una scala motivazionale sono stati selezionati dieci pazienti con punteggio superiore a 32 su 40 che venivano inseriti nel gruppo A, mentre gli altri dieci pazienti venivano inseriti gruppo B. Ciascun paziente è stato sottoposto a visita medica pre-arruolamento e sono stati richiesti, oltre agli esami necessari per la diagnosi di SM, altri esami di laboratorio specifici (Calprotectina fecale e Proteina C reattiva), ed effettuato l’esame bioimpedenziometrico all’inizio dello studio e dopo 12 mesi. I pazienti del gruppo A hanno seguito un trattamento che prevedeva un piano alimentare anti-infiammatorio, un piano di attività fisica aerobica e tecniche di rilassamento, inoltre hanno seguito un trattamento mirato alla protezione della mucosa intestinale e a contrastare la disbiosi. I pazienti del gruppo B hanno continuato il loro stile di vita in atto, per lo stesso periodo di osservazione. Alla fine dello studio nei pazienti del gruppo A si è riscontrato una riduzione del peso, della circonferenza addominale, un miglioramento dei parametri ematochimici, degli indici infiammatori, una riduzione della massa grassa e l’aumento dell’angolo di fase calcolati con la bioimpedenziometria, rispetto ai pazienti del gruppo B (p- value<0.05). La riduzione della massa grassa (p-value<0,0001) e l’aumento dell’angolo di fase possono rappresentare degli indicatori sull’efficacia di trattamenti tendenti a contrastare l’infiammazione cronica sistemica e l’insulino-resistenza. Questi dati preliminari indicano che la rielaborazione, secondo il paradigma PNEI, delle strategie di intervento multifattoriale nei soggetti con SM, con una particolare attenzione all’eubiosi intestinale e al controllo dello stress, può portare ad un nuovo protocollo diagnostico e terapeutico più innovativo, basato su un’integrazione tra scienze biomediche e scienze psicologiche, da utilizzare nella pratica clinica per offrire un programma di cura non ristretto alla sola farmacologia di sintesi.

 

It is a known fact to the medical profession that healthy lifestyles represent the real mode of primary prevention against chronic diseases. This also applies to the Metabolic Syndrome (MS), which can be controlled in its evolution operating on the diet and physical activity, despite it is still difficult to diagnose it and treat it. Certain elements of this experimental work that in recent years have interested scholars, have been investigated in the perspective of the Psycho-Neuro-Endocrine-Immunology (PNEI) and in particular the role of stress, endocrine- disrupting chemicals and intestinal dysbiosis in the pathophysiology of MS. These factors are believed to be able to trigger a process of chronic low-grade systemic inflammation. The present study examined twenty patients with MS (17 F, 3 M) aged between 42 and 74, enrolled according to the inclusion criteria dictated by the International Diabetes Federation (IDF), which places an absolute value at the abdominal circumference criterion (> 80 cm for sex F,> 94 cm for sex M). For the diagnosis of MS at least two other criteria are needed between PAO> 135/85, glucose> 100 mg / dl, HDL-C <50 mg / dl, Triglycerides> 150 mg / dl. Based on a motivational scale score, ten patients were selected with a score greater than 32 out of 40 creating group A, while the other ten patients were included in group B. Each patient underwent a pre-enrolment medical examination and, in addition to the examinations necessary for the diagnosis of MS, other specific laboratory tests (faecal Calprotectin and C reactive Protein). Moreover, the bioimpedenziometric examination was performed at the beginning of the research and after 12 months. Group A patients followed a treatment that included an anti-inflammatory diet, a plan of aerobic physical activity and relaxation techniques as well as carrying out a treatment aimed at the protection of intestinal mucosa and to combat dysbiosis. Group B patients continued their usual lifestyle for the same observation period. At the end of the study in the group A patients, in comparison to group B, there was a reduction in abdominal circumference, an improvement in blood chemistry parameters and inflammatory indices, a reduction in fat mass and an increase in the phase angle calculated with bioimpedancemetry (p-value<0,05). The reduction of fat mass (p-value<0,0001) and the increase in the phase angle can represent measures of effectiveness of treatments aimed at combating chronic systemic inflammation and insulin resistance. These preliminary data indicate that the re-elaboration of multifactorial intervention strategies in MS patients, according to the PNEI paradigm, can lead to a new, more innovative diagnostic and therapeutic protocol, focused on the attention to intestinal eubiosis and stress control. This approach is based on an integration between the biomedical and psychological sciences, to be used in clinical practice in order to offer a treatment program not restricted to pharmacology alone.