Comunicazione al Convegno: Il futuro della PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) – Brindisi 27-maggio 2019

La sindrome metabolica secondo il paradigma PNEI

Convegno: Il futuro della PMA – Brindisi 27-maggio 2019

Antonio Corsano

 

Introduzione

E’ noto da vari anni, alla classe medica, che gli stili di vita salutari rappresentano la vera modalità di prevenzione primaria nei confronti delle malattie croniche. Questo vale anche per la Sindrome Metabolica (SM) che, pur essendo ancora di difficile inquadramento diagnostico e terapeutico, può essere controllata nella sua evoluzione, agendo sullo stile alimentare e sull’attività fisica. In questo lavoro sperimentale sono stati approfonditi alcuni elementi che, negli ultimi anni, hanno interessato gli studiosi, nell’ottica della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI) e in particolare il ruolo dello stress, degli interferenti endocrini e della disbiosi intestinale nella fisiopatologia della SM. Questi fattori sono ritenuti in grado di innescare un processo di infiammazione cronica sistemica di basso grado.

Materiali e metodi

Nel presente lavoro sono stati valutati venti pazienti con SM (17 F; 3 M) di età compresa tra 26 e 35 anni, arruolati secondo i criteri di inclusione dettati dall’International Diabetes Federation (IDF) che attribuisce un valore assoluto al criterio della circonferenza addominale (> 80 cm per il sesso F, > 94 cm per il sesso M). Per la diagnosi di SM occorrono almeno altri due criteri tra PAO > 135/85, glucosio >100 mg/dl, HDL-C < 50 mg/dl, Trigliceridi > 150 mg/dl. Sulla base del punteggio di una scala motivazionale sono stati selezionati dieci pazienti con punteggio superiore a 32 su 40 che venivano inseriti nel gruppo A, mentre gli altri dieci pazienti venivano inseriti gruppo B. Ciascun paziente è stato sottoposto a visita medica pre-arruolamento e sono stati richiesti, oltre agli esami necessari per la diagnosi di SM, altri esami di laboratorio specifici (Calprotectina fecale e Proteina C reattiva), ed effettuato l’esame bioimpedenziometrico all’inizio dello studio e dopo 12 mesi. I pazienti del gruppo A hanno seguito un trattamento che prevedeva  un piano alimentare anti-infiammatorio, un piano di attività fisica aerobica e tecniche di rilassamento, inoltre hanno seguito un trattamento  mirato alla protezione della mucosa intestinale e a contrastare la disbiosi. I pazienti del gruppo B hanno continuato il loro stile di vita in atto, per lo stesso periodo di osservazione.

Risultati

Alla fine dello studio nei pazienti del gruppo A si è riscontrato una riduzione del peso, della circonferenza addominale, un miglioramento dei parametri ematochimici, degli indici infiammatori, una riduzione della massa grassa e l’aumento dell’angolo di fase calcolati con la bio-impedenziometria, rispetto ai pazienti del gruppo B (p-value<0.05) (Tab.1). La riduzione della massa grassa (p-value<0,0001) e l’aumento dell’angolo di fase possono rappresentare degli indicatori sull’efficacia di trattamenti tendenti a contrastare l’infiammazione cronica sistemica e l’insulino-resistenza. In un numero più ristretto di pazienti (4 nel gruppo A e 3 nel gruppo B) sono state analizzate le sottopopolazioni linfocitarie al tempo zero e dopo 12 mesi. I Linfociti NK sono risultati significativamente ridotti in 3 dei 4 pazienti del gruppo A, mentre non si sono riscontrate variazioni nei 3 pazienti del gruppo B.

Discussione

Questi dati preliminari indicano che la rielaborazione, secondo il paradigma PNEI, delle strategie di intervento multifattoriale nei soggetti con SM, con una particolare attenzione all’eubiosi intestinale e al controllo dello stress, può portare ad  un nuovo protocollo diagnostico e terapeutico più innovativo da utilizzare nella pratica clinica per offrire un programma di cura non ristretto alla sola farmacologia di sintesi.

PAROLE CHIAVE – Sindrome metabolica, Resistenza Insulinica, Infiammazione cronica sistemica di basso grado, Circonferenza addominale, Calprotectina fecale, Proteina C reattiva, Interferenti endocrini, Disbiosi, Stress, Impedenziometria, Probiotici, Sottopopolazioni linfocitarie.

 

Commento sulla comunicazione presentata in un convegno sul futuro della PMA.

Tra le cause più frequenti d’infertilità femminile vi sono quelle correlate a un inadeguato stile di vita e alla presenza di sindrome metabolica. L’insulino-resistenza (IR) è uno dei punti cardine della sindrome metabolica ed è coinvolta anche nell’eziopatogenesi della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), frequente causa d’infertilità anovulatoria. Inoltre, l’IR è alla base di alcune delle complicanze della PCOS, come la malattia epatica non alcolica (NAFLD), a sua volta indirettamente correlata a problematiche di fertilità. Occorre riflettere sul complesso e affascinante ruolo dell’IR e delle disfunzioni a essa correlate, nel campo della fertilità femminile.

La salute della coppia è da sempre al centro dell’interesse di studio di endocrinologi, andrologi e ginecologi. Le statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità riportano che l’infertilità in Italia riguarda il 15% delle coppie (dove per infertilità s’intende il mancato concepimento dopo 12 mesi di rapporti sessuali non protetti). Le cause d’infertilità di coppia risiedono parimenti in fattori cosiddetti “femminili” e “maschili”. Negli ultimi anni è stata data sempre maggior rilevanza allo stile di vita, così come alla prevenzione e alla cura della sindrome metabolica che ha ripercussioni importanti sull’asse riproduttivo sia maschile sia femminile. Nel maschio, infatti, la sindrome metabolica e/o l’obesità possono portare alla condizione di ipogonadismo ipogonadotropo, mentre nella donna queste condizioni predispongono allo sviluppo della Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS). In particolare, nella patogenesi della PCOS è stato riconosciuto un ruolo fondamentale all’insulino-resistenza (IR). La PCOS colpisce una percentuale rilevante della popolazione femminile in età fertile, tanto da essere considerata l’alterazione endocrina più frequente (8–13%).

Inoltre l’IR entra in gioco nel promuovere e amplificare la complicanza epatica della PCOS, definita come malattia epatica non alcolica (NAFLD).

Nel contempo sono sempre più numerosi gli studi che mettono in relazione l’efficacia di un corretto stile di vita per la correzione dell’IR. Il lavoro sperimentale preliminarepresentato nel Convegno a Brindisi ha dato un piccolo contributo sulla necessità di approfondire, nelle coppie che si accingono alla PMA, gli accertamenti per evidenziare l’IR nelle fasi iniziali e impostare un corretto stile alimentare, un controllo sugli interferenti endocrini, una correzione delle condizioni di disbiosi intestinale per contrastare la condizione dello stato infiammatorio cronico di basso grado che è riconosciuto come l’innesco della IR.

C’è una maggiore consapevolezza sull’importanza di effettuare un corretto counseling pre-concezionale mirato a correggere i fattori metabolici (e non) che aumentano il rischio di NAFLD nelle donne in età fertile.

D’altro canto è ampiamente accettato che l’ottimizzazione dello stile di vita pre-concezionale porti a risultati migliori in termini di ottenimento di gravidanza, sia nella popolazione generale sia in condizioni specifiche come la PCOS.

Quindi l’ottimizzazione della presa in carico di queste pazienti è di fondamentale importanza per ottenere risultati soddisfacenti e duraturi che portino all’ottenimento di una gravidanza fisiologica.