A proposito di invecchiamento.

Prima parte: l’invecchiamento come fenomeno universale.

Come sappiamo tutti, l’invecchiamento è un fenomeno universale che inizia intorno ai trent’anni, e che non sempre è sinonimo di “indebolimento”. In età avanzata, infatti, grazie ad un costante e corretto esercizio fisico, si può ottenere una forza e una tonicità maggiori rispetto a quando si era più giovani. In pochi sanno che le conseguenze dell’invecchiamento non sono uniformi per tutti e in alcuni casi possono portare a dei miglioramenti. Ma entriamo più nel dettaglio.

I segni dell’invecchiamento che notiamo (con orrore) allo specchio, indicano che qualcosa sta avvenendo a livello cellulare. Le cellule sono strutture complesse, soggette a continue reazioni
chimiche e controllate da una sorta di intelligenza chimica guidata dal DNA. A causa dell’invecchiamento, esse smettono di funzionare con piena efficienza e possono “sbagliare”. La ragione e le modalità di questo sbaglio non sono prevedibili, possiamo solo analizzarle a posteriori. Nell’incertezza, non resta che ribadire quanto sia importante prendersi cura di ogni parte del nostro corpo. A partire dal cervello.

Tutte le cellule, infatti, ricevono un flusso ininterrotto di messaggi provenienti dal sistema nervoso centrale. Alcuni messaggi sono positivi, altri negativi. Avere un’intensa vita sociale o vivere in solitudine inviano due tipologie di messaggi diversi. Massimizzare i messaggi positivi può far arrivare ad ogni nostra cellula lo stimolo del “non invecchiamento”. Un ruolo fondamentale in questo senso lo gioca un enzima chiamato telomerasi.
Spieghiamo meglio di cosa si tratta.

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Alla fine di ogni cromosoma vi è una struttura chimica ripetitiva, detta appunto telomero, che sigilla il DNA e aiuta a mantenerlo intatto. Quando i telomeri di una cellula diventano troppo corti, essi inviano segnali che determinano l’arresto del ciclo di divisione e replicazione delle cellule. Queste ultime infatti devono rinnovarsi costantemente per rimanere sane e nel momento in cui non ricevono più questo segnale dai telomeri, i tessuti da esse composte cominciano ad invecchiare e a funzionare male (nel caso si tratti di cellule staminali, perderanno la loro capacità di trasformarsi in altri tipi cellule per rigenerare i tessuti). Il DNA di una cellula invecchiata non può comunicare bene con le altre parti della stessa, quindi si riempie di gruppi di proteine malfunzionanti e manda falsi allarmi sotto forma di sostanze infiammatorie.

L’invecchiamento si può quindi definire come il progressivo peggioramento funzionale e la ridotta capacità della cellula di reagire in maniera adeguata agli stimoli e ai danni ambientali.

Anche in questo caso entra in gioco lo stress, che ha con i telomeri una relazione dose-risposta. Una piccola parte di tensione non mette a repentaglio i telomeri, anzi, a breve termine può addirittura giovare, ma se parliamo di un’elevata dose di stress che si trascina per molti anni allora il prezzo da pagare in termini di benessere sarà piuttosto alto.

Dalla nostra parte abbiamo, come sempre, la conoscenza e gli studi realizzati su questi argomenti. Le misure di tipo fisico alle quali attenersi per non invecchiare, per esempio, vengono continuamente perfezionate. Come abbiamo detto, essere in sovrappeso è riconosciuto come un fattore di rischio per molte patologie, tra cui le malattie cardiovascolari, l’ipertensione e il diabete di tipo 2. Di recente il grasso addominale è stato individuato come il più dannoso in assoluto. Esso è infatti costantemente attivo ed invia segnali ormonali che sono dannosi per il corpo e vanno ad alterare l’equilibrio metabolico. Inoltre bisogna proprio rassegnarsi: il solo esercizio fisico non è sufficiente per eliminarlo.

Nonostante i continui appelli alla prevenzione, stiamo diventando una società sempre più sedentaria. Il vero problema è la cosiddetta compliance, ovvero la condiscendenza del soggetto ad
una prassi, una cura o una prescrizione. La compliance risulta molto difficile quando il nostro cervello è ormai cablato per fare scelte sbagliate (e in questo l’industria alimentare, con i suoi cibi malsani che creano dipendenza, ci aiuta ben poco). I medici raccomandano ai loro pazienti di cambiare abitudini, ma la verità è che assillarli danneggia la loro autostima e li porta allo sconforto. Il segreto della compliance non sta nell’esercitare più forza di volontà o nel colpevolizzarsi, ma nell’attuare un cambiamento senza sforzo. Tutto ciò che facciamo a fatica, infatti, finisce per fallire. Cambiare senza soffrire è possibile, ma per farlo occorre pianificare la propria vita quotidiana e prendersi del tempo.
Un amico o un’amica che venga con noi a camminare ci incentivano più di tutte le promesse che possiamo fare. E così via. Bisogna aiutarsi in questo percorso, “venirsi incontro” con la voglia di mettersi in gioco ed il coraggio di rompere gli schemi che regolano la nostra vita.

L’aspetto più invalidante dell’invecchiamento è sicuramente rappresentato dall’inerzia, ovvero dal continuare a fare ciò che abbiamo sempre fatto. Si tratta di una “non scelta” dannosa per il nostro organismo, che anche in età avanzata richiede stimoli e dinamismo.