La scoperta del libro “Artefici o Vittime”.
L’emozione di una lettura
Caro Dottore,
Le scrivo un’altra lettera, visto che mi ha concesso l’autorizzazione e si riferisce alla scoperta del suo libro “Artefici o Vittime”.
L’ho acquistato pensando ad un supporto integrativo a quanto mi aveva spiegato durante le visite ed i controlli e riportato nelle sue note scritte.
Non sono riuscita a leggerlo subito, per la mia condizione di “errante” periodica, che mi porta in Friuli, dove sono nata, ho lavorato e sofferto. In Veneto, efficiente e dinamico, dove risiedo da pochi anni, dove ho studiato e dal quale ha origine la mia famiglia materna. Ma dove abito le montagne sono lontane. Avverto una sensazione di disagio perché senza di loro la mia bussola va in tilt.
E poi la Puglia, la seconda Patria che frequento da 50 anni, generosa ed imprevedibile. Poche alture, orizzonti liberi e aperti, che vibra di Storia e di Saggezza. Sprofondi nella luce e la bussola non serve. La terra di mio Marito.
Il lungo preambolo le è già noto, ma questo ha un peso per l’emozione che mi ha colto quando ho iniziato a leggere il suo Libro.
Il titolo rimanda a riflessioni ed a spaccati culturali che ho osservato ed elaborato in prima persona in ogni regione.
È un libro che si può leggere a molti livelli, dal piacevole, per la storia della famiglia descritta nel suo corale percorso verso la salute, al rigoroso inserimento di aspetti clinici, con ogni possibile rimando a colorite integrazioni e riferimenti. Una risposta esauriente ad ogni domanda o dubbio di noi profani.
La dualità potente del titolo del libro, si ammorbidisce nella lettura, passando in modo delicato da un aspetto all’altro, senza prevaricazioni di ruoli o di esperienze.
Il lettore consapevole sta attento e non vuole perdersi niente. È un susseguirsi incalzante di notizie interessanti ed importanti. Come è giusto che sia… in fondo “ne va della vita!!!”.
C’è un terzo livello di lettura del libro, che mi vede personalmente coinvolta ed è quello delle innegabili sincronicità riscontrate.
Per la mia natura di “vedetta notturna”, ho trovato strano ma possibile che:
- Lei, il mio Dottore, si chiamasse “Corsano” e che, con tutti gli inciampi che ho avuto con il mio cuore, proprio lei mi portasse ad uscire dai pantani del passato. Forse sono loro la causa della mia cardiomiopatia dilatativa?
- Il nome di Marta del personaggio, come le ho raccontato, è il mio soprannome da “guerra”, nel quale mi riconosco totalmente, riferendomi alla Marta citata nel Vangelo. Su questo nome litigo
spesso con le persone che sminuiscono il suo ruolo, ed anche con il nostro Signore, cercando argomentazioni affinché non venga sgridata: lavora sempre, si preoccupa, accudisce, sopporta. Da
altre parti non c’è scritto forse di privilegiare sempre la carità? Se stai con “le mani in mano” la carità non si materializza. Prega ma… lavora! - Il mio secondo nome è Maria Luisa. Luisa, il suo personaggio, ma che posso essere io sotto molti aspetti. Anche i suoi genitori coincidono, nella descrizione, con i miei: le cadute di mio Padre nei momenti importanti, e l’Alzheimer di mia Madre.
- E’ una sincronicità che a xxxxx, dove viviamo da 12 anni, con scarsissime conoscenze, si materializzasse lei, nel momento della mia decisione, con la possibilità di essere seguita anche a xxxxx, a 1000 km di distanza?
- Mio marito xxxxx, pugliese, è il Michele “pacato” del racconto.
La parte “clinica” la sto rileggendo con attenzione, alla luce della mia esperienza, dei traguardi raggiunti e dei suoi chiarimenti.
Caro Dottore, la vita è veramente una fonte di sogni e di sorprese.
Valeria